The history of Roman Travertine
Travertino è una roccia calcarea, di origine chimica, tipica delle Italia centrale, tra le più antiche utilizzate nel mondo delle costruzioni. Particolarmente famoso è quello che si trova in prossimità di Roma nell’area della valle dell’Aniene tra Tivoli e Guidonia.
Lapis tiburtinus – la pietra di Tivoli – si è formato per precipitazione del carbonato di calcio da acque di origine carsica, possiede buone doti di durezza e di resistenza meccanica.
La colorazione del travertino è varia in base alla zona di estrazione, infatti, si va dal bianco latte al giallo paglierino fino a quello scuro color testa di moro o grigi scurissimi e quelli colorati rossi o gialli intensi che sono per lo più esteri.
La struttura del travertino è porosa, cavernosa per le impronte dei vegetali inglobati dalla roccia durante la formazione, non di rado infatti si trovano interessanti formazioni di derivazione naturale come pigne, fusti di alberi, fogliame o alcune volte anche animali.
La storia del travertino ha inizio nel periodo dell’antica Roma, il geografo greco Strabone (58 a.C. – 23 d.C. ca.), che a lungo aveva soggiornato a Roma, ricordava (Libro V) che era assai facile “per via di terra e di fiume” il trasporto in questa città del lapis tiburtinus, di cui ne era ricca nelle sue costruzioni. Le prime cave risiedevano, in un’area vicino Ponte Lucano, nella zona del “Barco”, lungo la via Tiburtina, non distanti dal fiume Aniene, dove appunto venivano trasportati e quindi imbarcati per raggiungere Roma.
Si hanno notizie che inizialmente i romani visto la semplicità del trasporto e la durezza della pietra lo preferivano e in alcune occasioni lo sostituivano al ben più utilizzato tufo come supporto per le fondazioni delle opere. Nel periodo che va dal II al I sec. a.C. venne utilizzato nell’architettura romana di prestigio, sia nelle costruzioni civili che statali ma anche monumentali, divenne quindi una pietra ricercata per le sue ottime caratteristiche. Infatti proprio sotto l’Imperatore Augusto, Travertino Romano fu elevato al rango di materiale ”nobile”, e venne impiegato nelle parti più importanti della città: dal Teatro di Marcello (13 a.C.-11 a.C.), alla porta urbana sull’Esquilino anche se nei templi veniva ancora usato il marmo. Dalla prima metà del I secolo a.C. il travertino fu usato anche per realizzare lavori in cui in passato si utilizzava il marmo. Per via della sua natura spugnosa e “bucherata” era evidente che una colonna in travertino non avrebbe mai potuto avvicinarsi alla perfezione nelle scanalature di una marmorea. Quindi occorreva fermarsi ad uno stato di lavorazione meno ”completo” per puntare sull’effetto complessivo e meno sui particolari.
L’applicazione più importante del lapis tiburtinus, nel periodo dell’antica Roma, fu la realizzazione dell’Anfiteatro Flavio, il Colosseo, edificio che rappresenta la massima espressione dell’architettura romana nonchè il più grande anfiteatro mai realizzato in tutto il Mondo in grado di contenere dalle 50.000 alle 87.000 persone, dove forme e materiali esprimono chiaramente i caratteri dell’impero romano, che si ritrovano nei palazzi palatini, nella villa dell’Imperatore Adriano e nelle Terme. Successivamente alla costruzione del Colosseo, l’architettura imperiale iniziò ad accantonare un po’ il travertino preferendo altri materiali più adatti con la loro cromaticità alla realizzazione di architetture sempre più fastose.
Durante il Medioevo, le cave caddero in disuso perché si diffuse la consuetudine di riutilizzare reperti, colonne degli antichi edifici romani che vennero letteralmente spogliati e distrutti. Il travertino, che li ricopriva, era particolarmente adatto ad essere staccato per fare calce con cui costruire.
Nel 1656 una nuova grande opportunità per la pietra tiburtina, papa Alessandro VII, commissionò all'architetto Gian Lorenzo Bernini i lavori di restauro di piazza San Pietro a Roma. L'imponente piazza lunga circa 340 metri che abbraccia la Basilica di San Pietro. L'architetto dopo circa 11 anni di progettazione e vari disegni, conferisce al colonnato la forma di un ellisse, formato da 284 colonne in travertino di ordine dorico e ottantotto pilastri, sono disposte su quattro file con diametro man mano sempre in aumento partendo dalla prima fila fino alla quarta e ultima fila. L’allineamento delle colonne viene calcolato sui raggi dell’ellisse, il cui centro viene fatto coincidere con una piastrella rotonda posta sul pavimento della piazza (su entrambi i lati della stessa). Da quel preciso punto le colonne appaiono perfettamente allineate tanto da sembrare una sola fila. Il Travertino Romano scelto è quello di Tivoli, in particolare quello della cava delle Fosse, per via del colore chiaro e della consistenza della pietra. In tale occasione, venne eretta una grande fabbrica ed è ancora oggi in piedi Casal Bernini.
Al giorno d’oggi, il travertino trova grandissimo apprezzamento tra gli architetti e gli interior designer di tutto il mondo. L’eleganza e la sobrietà si sposano in questa pietra versatile, che esprime un concetto di lusso equilibrato e mai volgare. E’ disponibile in diverse forme, dimensioni e finiture, economicamente alla portata di tutti, e in grado di soddisfare ogni esigenza estetica. Il travertino è adatto sia per usi interni, che esterni, ed è utilizzabile anche in ambienti molto umidi, come cucine, bagni o esterni, sia come pavimentazioni che rivestimenti ed è adatto anche per piscine, camini o arredo urbano in generale.
Nonostante la sua importante storia, il travertino si adatta anche ad ambienti dallo stile decisamente moderno, proprio perché presenta molte finiture, dal lucido al levigato, dal grezzo al levigato fino alle più moderne lavorazioni a laser.
I nuovi macchinari permettono alle cave ed alle industrie di recepire e garantire una produzione sempre veloce ed attenta, rispondendo quindi a qualsiasi richiesta da parte dei clienti, anche se la vera differenza ancora oggi è data dall’esperienza delle maestranze, un prezioso tesoro in possesso di pochi.